Ciao a tutti, ragazzi!
Da oggi diamo avvio al nostro viaggio fra i libri, e cominciamo con un romanzo che ho letto già diversi anni fa, quando ero solo una pischella ingenua la cui massima aspirazione era diventare una Principessa Disney.
Volevo scrivere il primo vero post di questo blog partendo da un libro che mi era piaciuto, ma allo stesso tempo volevo iniziare da un contemporaneo, invece che da un classico. Ho passato tutta la serata a scegliere fra i vari romanzi della mia libreria, e alla fine il baciato dalla (s)fortuna è stato questo.
E' con sommo piacere dunque che vi presento La bambinaia francese, di Bianca Pitzorno.
Trama
Parigi, 1832. Sophie Gravillon è una bambina di nove anni appartenente alla classe popolare della Francia post-rivoluzionaria. Suo padre è stato ucciso nel corso dei moti delle Tre Gloriose, e sua madre è una sarta che, pur malata di tisi, cerca di fare il possibile per mantenere se stessa e la figlia. Il rischio di morire di fame o di essere cacciate di casa è sempre in agguato, ed è proprio per scongiurare questa eventualità che una sera Sophie decide di disubbidire alla madre e di sfidare il rigido inverno parigino per bussare alla porta di una villa in uno dei più ricchi quartieri borghesi della città, in modo da poter consegnare personalmente delle camicette di mussola e ottenerne il pagamento.
E' così che fa la conoscenza di Céline Varens, ex ballerina dell'Opéra di Parigi ritiratasi controvoglia dalle scene a seguito del suo matrimonio con il severo e scostante inglese conosciuto solo come Monsieur Edouard. Questo incontro si rivelerà fondamentale per la bambina, non solo perché la giovane Madame Varens la salverà dall'assideramento quella sera, ma anche perché sarà lei, dopo la morte della madre di Sophie, a prendersi cura della piccola orfana.
In casa di Céline Varens, Sophie viene a contatto con l'ambiente artistico e letterario della Parigi di inizio Ottocento, popolato da poeti, scrittori, e artisti di teatro; stringerà un profondo legame di amicizia sia con la sua protettrice sia con Toussaint, un bambino africano reso schiavo da Monsieur Edouard, e riceverà una profonda educazione liberale dal Cittadino Marchese, il padrino di Madame Varens.
Con il trascorrere degli anni, l'abbandono da parte di Monsieur Edouard di Céline e di sua figlia Adèle e la morte del Cittadino Marchese, la serenità comincia a vacillare; e quando Madame Varens verrà ingiustamente accusata e arrestata per debiti e Toussaint venduto come schiavo, Sophie dovrà raccogliere tutto il suo coraggio e la sua determinazione per prendersi cura della piccola Adéle.
Anche se ciò significa trasferirsi con lei in Inghilterra, nella cupa Thornfield Hall, dimora del padre della bambina, Edward Rochester...
Commento
Trama lunga e articolata, me ne rendo conto; e chi ha letto/vorrà leggere questo libro si renderà conto che io stessa ho dovuto stringare parecchio per scrivere una trama decente.
Prima di cominciare con la recensione vera e propria, spreco due parole (...due...si fa per dire...) sulla mia esperienza con questo libro. Non so quanti di voi conoscano Bianca Pitzorno, anche perché adesso si è parecchio allontanata dal mondo della letteratura, o comunque della letteratura per ragazzi. Infatti, io l'ho conosciuta come autrice di libri per l'infanzia, e il libro (non questo, ne parlerò più approfonditamente in un altro post) che mi ha infuso per sempre la passione per la lettura è stato scritto da lei.
La bambinaia francese è stato uno dei suoi ultimi romanzi per ragazzi, e già si notano alcuni tratti del "passaggio" verso libri più adulti. La bambinaia francese, anche se è classificato come libro per ragazzini di 12 anni, tratta già delle tematiche più adatte all'età adulta (la morte di una persona cara, la povertà, l'abbandono del partner, il terrore del Oddio, chi sa se anche domani riuscirò a sopravvivere, e soprattutto l'ipocrisia) ed è ambientato in un'epoca storica difficile da comprendere per un bambino.
A onor del vero, i romanzi della Pitzorno hanno quasi tutti un'ambientazione storica precisa, ma spesso e volentieri si tratta dell'Italia dell'immediato Secondo Dopoguerra, massimo massimo gli anni Settanta.
Qui, invece, siamo nel periodo compreso fra il 1830 e il 1837, a Parigi, in Inghilterra e nel Nuovo Mondo. L'ambientazione storica è resa molto fedelmente, e la prosa della Pitzorno è spesso ricca di citazioni. Vengono citati personaggi di spicco dell'epoca, come Victor Hugo, Filippo e Marie Taglioni, Madame De Merlin, spettacoli teatrali e romanzi entrati nella storia, e nel salotto di Céline Varens vengono spesso ricevuti ospiti illustri di cui si discorre di arte e (specialmente se è presente anche il Cittadino Marchese) di politica.
Ecco, anche i temi della politica e dei diritti umani emergono spesso in questo romanzo, in particolare il dibattito fra Repubblica e Monarchia e sullo schiavismo. Non esattamente dei temi per dei bambini.
Eppure, io questo romanzo lo consiglierei non a bambini troppo piccoli (onestamente è troppo difficile e complicato per dei cuccioli al di sotto dei dieci anni, senza contare che non è esattamente un tascabile), almeno a dei ragazzini dagli undici anni in su.
Perché?
Perché La bambinaia francese, nonostante alcuni difetti che vedremo in seguito, a mio parere resta un romanzo bellissimo e pieno di bei valori che, sempre a mio parere, a oggi giorno si sono un po' persi nella nebbia.
Partiamo subito a illustrare i pregi di questo romanzo, e facciamolo iniziando dai personaggi.
Personaggi
Sophie Gravillon: La protagonista, la bambinaia francese. Dunque, come protagonista devo dire che non mi dispiace, anche se in alcuni tratti ricorda molto alcuni personaggi di marysuesca memoria (chi scrive o legge fanfiction sa benissimo di che cosa parlo ;).
Allora, Sophie.
Nel romanzo assistiamo alla sua crescita da quando ha nove anni a quando ne compie sedici. E che crescita, 'sta poveretta ne passa di tutti i colori da piccola e da grandicella viene sballottata di qua e di là neanche fosse un pacco postale, per di più perennemente con il cuore alla gola perché ha la responsabilità di una bimba piccola.
Il romanzo è scritto per tre quarti in terza persona e per un quarto in prima, e il punto di vista è quasi sempre quello di Sophie. E' attraverso i suoi occhi che sfilano le personalità di spicco dell'epoca, le idee politiche e gli avvenimenti tragici che colpiscono uno dopo l'altro la sua padrona (piccolo anticipo: questa donna è una calamita per la jella).
Dunque, per il carattere di Sophie c'è poco da dire, a mio parere ricalca molto alcune delle precedenti protagoniste dei romanzi della Pitzorno, in particolare mi ha ricordato Prisca Puntoni, una delle protagoniste di Ascolta il mio cuore e del suo seguito Diana, Cupido e il Commendatore: fiera, testarda, si dimostra molto curiosa e ha un forte senso della giustizia.
Dunque, per il carattere di Sophie c'è poco da dire, a mio parere ricalca molto alcune delle precedenti protagoniste dei romanzi della Pitzorno, in particolare mi ha ricordato Prisca Puntoni, una delle protagoniste di Ascolta il mio cuore e del suo seguito Diana, Cupido e il Commendatore: fiera, testarda, si dimostra molto curiosa e ha un forte senso della giustizia.
Spesso è lei a proporre o a prendere l'iniziativa per fare qualcosa, e mostra anche una certa astuzia, come quando finge di essere sciocca e un po' lenta (in realtà impara molto velocemente) per giustificare di non aver ancora appreso l'inglese durante i suoi mesi di permanenza a Thornfield Hall.
Il tutto per potersi permettere di origliare indisturbata tutti i discorsi che i loschi individui che popolano quella casa fanno in sua presenza, pensando che capisca solo il francese.
Dicevo, Sophie nel complesso mi è piaciuta.
Si dimostra sempre molto volenterosa, vogliosa di fare e di imparare, e allo stesso estremamente affezionata sia alla sua famiglia d'origine (il cui ricordo spesso compare nella narrazione e da cui cerca di prendere esempio) sia al suo amico Toussaint (con cui verso la fine viene lasciato intendere un sentimento che potrebbe evolversi verso qualcosa di più che una solida amicizia) sia alla sua protettrice e alla di lei figlia, di cui non esita a prendersi cura anche se questo per lei rappresenta un rischio.
Sophie incarna una perfetta visione della tata. La tata fino a un secolo fa è stata una figura fondamentale in una famiglia, spesso e volentieri viveva insieme ai datori di lavoro, ed è una figura che io reputo importante anche adesso, se ovviamente svolge il suo lavoro nell'interesse del bambino. Ecco, Sophie è la tata perfetta: si prende cura di Adèle sempre e comunque, cerca di trasmetterle dei valori positivi, stimola la sua fantasia senza però lasciare che questa prenda il sopravvento sulla realtà e tenta di proteggerla più che può da dispiaceri inutili ma senza sostituirsi alla madre naturale. Sophie è quasi una sorella maggiore per la piccola Varens, e questo è stato uno dei motivi principali per cui ho apprezzato il suo personaggio.
Ma molto probabilmente non avete dimenticato il mio accenno iniziale ad alcuni suoi tratti marysueschi. Passo a spiegare: Sophie, pur nella sua positività, è poco approfondita e a tratti troppo perfetta.
Sa sempre qual è la cosa giusta da fare, e non esita a farla; sa come comportarsi in ogni situazione; assorbe senza filtro le idee politiche della sua protettrice e le adotta come proprie. Questo avrei anche potuto accettarlo finché fosse stata piccola e di conseguenza poco esperta di simili argomenti, ma mantiene gli ideali che ha appreso anche da adolescente. Non c'è mai un momento in cui le sorge un dubbio sulla validità di alcune sue convinzioni, e a tratti sembra quasi che sbandieri così focosamente gli insegnamenti che le sono stati impartiti solo per gratitudine e riconoscenza verso il Cittadino Marchese e Céline Varens.
E di riconoscenza già ne dimostra...
Insomma, un personaggio un po' privo di sfumature, ma la Pitzorno ha fatto un buon lavoro di bilanciamento; dunque, mi sento di promuovere Sophie.
Toussaint detto anche Tussì: trattasi del secondo protagonista della storia, migliore amico di Sophie e secondo PoV del romanzo. La narrazione, infatti, si articola anche in alcune lettere, e lo stile epistolare ci da modo di sapere anche come la pensa lui.
Tussì ha circa dodici anni quando conosce Sophie, e la sua storia ci viene raccontata da lui stesso. Cresciuto nelle piantagioni delle colonie americane, porta il nome di uno schiavo che per primo guidò la rivolta contro gli schiavisti proprietari terrieri. E' stato cresciuto dalla madre e dalla sorella maggiore fino all'età di tre anni quando è stato acquistato da diversi padroni fino a finire nelle mani di Monsieur Edouard, che ne ha fatto dono alla sua novella sposa Céline Varens.
La quale, pur dichiarandosi sempre antischiavista, ha accettato il dono perché sapeva che, se avesse rifiutato, Tussì sarebbe stato venduto a un altro proprietario forse peggiore.
Toussaint è il veicolo principale attraverso cui passano tutti gli ideali antischiavisti e sull'uguaglianza degli esseri umani. Come per Sophie, mi sono sentita molto vicina a lui e mi sento di promuoverlo a pieni voti, sebbene abbia anche lui dei difetti di sviluppo non da poco.
Viene spesso sottolineata la sua indole cavalleresca; un episodio che lo dimostra, e che io ho trovato molto simpatico, è quando Céline Varens racconta a lui e a Sophie la trama de La Silfide, e il ragazzino s'indigna a morte quando scopre che il promesso sposo di una fanciulla l'abbandona sull'altare per un'altra, dichiarando a gran voce che l'avrebbe piuttosto sposata lui.
Sempre come con Sophie, anche Tussì si dimostra dotato di un grande senso della giustizia e soprattutto di senso pratico; ha i piedi per terra molto più della sua amica e trova sempre il modo di districarsi da situazioni difficili.
Anche lui si dimostra molto affezionato alla sua protettrice e, come Sophie, ne assorbe gli ideali politici. Tuttavia, questo è un fatto che per Toussaint mi sento di giustificare, in quanto quando lo incontriamo ha già dodici anni e ha vissuto una serie di esperienze più o meno difficili e traumatiche che ne hanno sviluppato il senso critico; dunque ci sono buoni motivi di pensare che abbia adottato quelle idee dopo averle valutate attentamente, cosa che non avviene con Sophie.
Tussì, inoltre, pur sapendo sempre cosa fare, come fare, e quando fare, ha anche dei rimorsi di coscienza. Ho trovato molto bella la lettera indirizzata a Céline Varens dove si scusa del fatto, per ottenere il denaro necessario a corrompere la guardia carceraria che lo avrebbe messo in contatto con lei, sia diventato un ladro. Precisa inoltre che ha rubato non a chi avrebbe avuto bisogno di soldi tanto quanto lui, ma a chi avrebbe potuto fare a meno di qualche moneta, nello specifico il suo nuovo padrone.
Fa tanto Robin Hood la cosa, ma mi è piaciuta.
Infine, Tussì è anche il bersaglio del razzismo dell'epoca e che, ahimé, è presente anche oggi.
A seguito dell'abbandono di Céline Varens da parte di Monsieur Edouard, la donna, invece di venderlo per ricavarne il denaro di cui ha disperatamente bisogno (il galantuomo l'ha mollata con una figlia e senza un soldo, per di più le aveva anche proibito di proseguire la sua carriera di ballerina, guarda te gli inglesi che ti combinano!), decide di liberarlo. Tussì è quindi un uomo - non ancora, lo diventerà - libero a tutti gli effetti; ma a seguito della morte del Cittadino Marchese, i nipoti diseredati di quest'ultimo, oltre a far arrestare Céline Varens per frode, non trovando i documenti che attestano la libertà di Tussì, lo vendono come schiavo personale della moglie di un nobile, presso la cui casa viene trattato alla stregua del cagnolino domestico.
Insomma, per lui passano tutti gli ideali antirazzisti dell'autrice; inoltre, come già detto, si tratta di un personaggio ben costruito il cui poco sviluppo caratteriale si può trascurare senza problemi.
Promosso anche lui :).
Céline Varens: E qui arriva la nota dolente.
Ho detto che Sophie ricorda a tratti una Mary Sue? Beh, Céline Varens lo è a tutti gli effetti.
E' un personaggio positivo, niente da dire. E' il come viene presentata che lascia un po' perplessi.
Analizziamola un attimo.
E' idolatrata da tutti, Sophie, Tussì, i suoi domestici, il suo padrino, perfino suo marito fino a che non l'ha mollata per motivi che spiegherò in seguito.
E' bellissima.
E' colta e intelligente.
E' buona, dolce e gentile.
E' una ex ballerina che per amore ha rinunciato alle scene. Nello specifico, il marito non voleva che continuasse a danzare perché non era una professione consona a una donna sposata; Céline ha accettato, ma la cara donzella non può neanche definirsi moglie a tutti gli effetti, perché il maritino adorato vuole mantenere il matrimonio segreto.
Motivo? Un'anziana zia che dovrebbe crepare ma non crepa mai lo diserederebbe se sapesse che ha sposato una ballerina. E quindi, aspetta e spera. E nel frattempo sopporta che il marito la lasci da sola nelle feste, e non si curi minimamente della bambina che hanno avuto insieme.
Lei non protesta mai. Tace e sopporta.
Anche quando sembra che lei e tutti quanti debbano finire in mezzo alla strada perché il gentleman inglese l'ha lasciata senza un centesimo, a salvarle il deretano arriva il suo padrino.
Come dicevo sopra, questa donna è una calamita per la sfortuna.
Le sue disavventure, infatti, non si esauriscono qui. Viene incarcerata ingiustamente per debiti, e in carcere subisce delle vessazioni e delle percosse dalle altre detenute, fino a che un giorno sbatte la testa contro il pavimento e impazzisce.
Viene ricoverata in un manicomio, da cui la tirano fuori Tussì e i suoi amici; da lì inizia un lungo periodo di riabilitazione psichica, fino a che non riesce a riprendersi.
Ed è solo nel momento in cui Céline Varens riacquista tutte le sue capacità intellettive e risolve il problema dei debiti che Sophie e Adéle possono finalmente tornare a casa.
Come penso avrete capito, questo personaggio non mi è piaciuto molto; forse questo è anche dovuto al fatto che non ci sono PoV suoi, tranne che per un piccolo pezzo quando viene lasciata dal marito. L'ho trovata troppo perfetta, sembra non avere alcun difetto, e anche il suo improbabile lieto fine mi ha lasciata un po' perplessa.
Forse è l'unico personaggio che non mi è piaciuto affatto del romanzo.
Benvenuti a Thornfield Hall
...sapevo che stavate aspettando questo momento XD.
Chiunque sia appassionato di libri non può essersi imbattuto almeno una volta in Jane Eyre, e se non ha letto il libro ha visto uno o più dei vari film, o comunque ne ha sentito parlare. E a chi conosce Jane Eyre non possono essere sfuggiti gli accenni a Thornfield Hall e a Edward Rochester.
A onor del vero, non avrei ancora terminato con i personaggi, ma ho deciso di riservarmi le ultime chicche su di loro per questa sezione.
Ed è proprio il caso di dire Benvenuti a Thornfield Hall!
A mio parere, uno dei grandi pregi di questo romanzo è stato saper rielaborare un classico della letteratura in modo originale. Già, perché come vi accorgerete nel procedere della narrazione, La bambinaia francese non è una storia originale, bensì una rielaborazione del romanzo più famoso di Charlotte Bronte, Jane Eyre.
Sophie, infatti, altri non è che la tata francese di Adéle (la bambina di cui la giovane istitutrice deve occuparsi) che compare per pochi e brevi sprazzi nel romanzo, spesso solo nominata, tanto che quasi nessuno si ricorda di lei. La Pitzorno ha immaginato la storia di questo personaggio e ha mostrato gli avvenimenti di Thornfield Hall attraverso i suoi occhi, ribaltando completamente la prospettiva della storia scritta dalla Bronte.
E ne è uscita una storia totalmente diversa.
La vittima e il trastullo di tutto ciò è stata nientepopodimeno che Edward Fairfax Rochester in persona.
Signore e signorine, vi pregherei cordialmente di dimenticare per un attimo il personaggio fantastico descritto da zia Charlotte e (se potete) provare per un attimo a non pensare a Michael Fassbender, William Hurt o Toby Stephens.
So che è difficile, ma fate almeno un tentativo.
La visione che abbiamo di Edward Rochester ne La bambinaia francese è completamente stravolta da quella originale. E, sebbene non possa negare un certo dispiacere nel vedere un tale pezzo di personaggio completamente cambiato in peggio, devo dire che il lavoro che è stato fatto è ottimo.
Monsieur Edouard, il fedifrago che ha lasciato Céline Varens, è proprio lui, Edward Rochester.
Il quale non ha nessuna zia morente che gli deve lasciare l'eredità. Come da lui stesso rivelato, non si sarebbe mai abbassato a sposare una ballerina dell'Opéra, lui che era un riccone inglese, e che ha assoldato un falso notaio per fingere il matrimonio con la bella Céline, la quale essendo una ragazza seria non aveva accettato la sua proposta di diventare sua amante.
Come al solito il cognatino è arrivato a rovinargli la festa, e lui ha dovuto lasciare la finta moglie. Portandosi via tutti i soldi, Insinuando che Adèle non è sua figlia e fregandosene di lei per anni.
Fino a che, alla morte del Cittadino Marchese, torna per riprendersi la bimba e così lei e Sophie sono costrette a seguirlo in Inghilterra, a Thornfield Hall.
...che cambiamento, eh?
Io stessa non ero perplessa, di più. Ho sempre adorato Mr. Rochester e vedermelo ridotto alla stregua del libertino dandy è stato uno shock. E la cara Jane non è stata da meno.
Perché sì, compare anche lei, per gli stessi motivi e vie traverse del romanzo della Bronte. E la sua storia con Edward rimane invariata.
Anche lei è presentata attraverso gli occhi di Sophie, e ciò che ne esce non è niente più e niente meno di ciò che avrebbe pensato un esterno, un estraneo qualunque che la vedesse la prima volta: una ragazzina grigia, noiosa, che si veste male e che non ha nessuna attrattiva.
Tuttavia, se la povera opinione che Sophie ha di Edward non cambierà mai, quella che ha di Jane invece evolverà con il tempo: pur non riuscendo mai a considerarla al pari della sua Céline, riconoscerà che si tratta di una brava persona, che è molto affezionata ad Adéle, e proverà pena per lei quando penserà che a sua volta stia cadendo fra le grinfie di un libertino come lei pensa che sia il nostro buon Edward.
Il tutto per potersi permettere di origliare indisturbata tutti i discorsi che i loschi individui che popolano quella casa fanno in sua presenza, pensando che capisca solo il francese.
Dicevo, Sophie nel complesso mi è piaciuta.
Si dimostra sempre molto volenterosa, vogliosa di fare e di imparare, e allo stesso estremamente affezionata sia alla sua famiglia d'origine (il cui ricordo spesso compare nella narrazione e da cui cerca di prendere esempio) sia al suo amico Toussaint (con cui verso la fine viene lasciato intendere un sentimento che potrebbe evolversi verso qualcosa di più che una solida amicizia) sia alla sua protettrice e alla di lei figlia, di cui non esita a prendersi cura anche se questo per lei rappresenta un rischio.
Sophie incarna una perfetta visione della tata. La tata fino a un secolo fa è stata una figura fondamentale in una famiglia, spesso e volentieri viveva insieme ai datori di lavoro, ed è una figura che io reputo importante anche adesso, se ovviamente svolge il suo lavoro nell'interesse del bambino. Ecco, Sophie è la tata perfetta: si prende cura di Adèle sempre e comunque, cerca di trasmetterle dei valori positivi, stimola la sua fantasia senza però lasciare che questa prenda il sopravvento sulla realtà e tenta di proteggerla più che può da dispiaceri inutili ma senza sostituirsi alla madre naturale. Sophie è quasi una sorella maggiore per la piccola Varens, e questo è stato uno dei motivi principali per cui ho apprezzato il suo personaggio.
Ma molto probabilmente non avete dimenticato il mio accenno iniziale ad alcuni suoi tratti marysueschi. Passo a spiegare: Sophie, pur nella sua positività, è poco approfondita e a tratti troppo perfetta.
Sa sempre qual è la cosa giusta da fare, e non esita a farla; sa come comportarsi in ogni situazione; assorbe senza filtro le idee politiche della sua protettrice e le adotta come proprie. Questo avrei anche potuto accettarlo finché fosse stata piccola e di conseguenza poco esperta di simili argomenti, ma mantiene gli ideali che ha appreso anche da adolescente. Non c'è mai un momento in cui le sorge un dubbio sulla validità di alcune sue convinzioni, e a tratti sembra quasi che sbandieri così focosamente gli insegnamenti che le sono stati impartiti solo per gratitudine e riconoscenza verso il Cittadino Marchese e Céline Varens.
E di riconoscenza già ne dimostra...
Insomma, un personaggio un po' privo di sfumature, ma la Pitzorno ha fatto un buon lavoro di bilanciamento; dunque, mi sento di promuovere Sophie.
Toussaint detto anche Tussì: trattasi del secondo protagonista della storia, migliore amico di Sophie e secondo PoV del romanzo. La narrazione, infatti, si articola anche in alcune lettere, e lo stile epistolare ci da modo di sapere anche come la pensa lui.
Tussì ha circa dodici anni quando conosce Sophie, e la sua storia ci viene raccontata da lui stesso. Cresciuto nelle piantagioni delle colonie americane, porta il nome di uno schiavo che per primo guidò la rivolta contro gli schiavisti proprietari terrieri. E' stato cresciuto dalla madre e dalla sorella maggiore fino all'età di tre anni quando è stato acquistato da diversi padroni fino a finire nelle mani di Monsieur Edouard, che ne ha fatto dono alla sua novella sposa Céline Varens.
La quale, pur dichiarandosi sempre antischiavista, ha accettato il dono perché sapeva che, se avesse rifiutato, Tussì sarebbe stato venduto a un altro proprietario forse peggiore.
Toussaint è il veicolo principale attraverso cui passano tutti gli ideali antischiavisti e sull'uguaglianza degli esseri umani. Come per Sophie, mi sono sentita molto vicina a lui e mi sento di promuoverlo a pieni voti, sebbene abbia anche lui dei difetti di sviluppo non da poco.
Viene spesso sottolineata la sua indole cavalleresca; un episodio che lo dimostra, e che io ho trovato molto simpatico, è quando Céline Varens racconta a lui e a Sophie la trama de La Silfide, e il ragazzino s'indigna a morte quando scopre che il promesso sposo di una fanciulla l'abbandona sull'altare per un'altra, dichiarando a gran voce che l'avrebbe piuttosto sposata lui.
Sempre come con Sophie, anche Tussì si dimostra dotato di un grande senso della giustizia e soprattutto di senso pratico; ha i piedi per terra molto più della sua amica e trova sempre il modo di districarsi da situazioni difficili.
Anche lui si dimostra molto affezionato alla sua protettrice e, come Sophie, ne assorbe gli ideali politici. Tuttavia, questo è un fatto che per Toussaint mi sento di giustificare, in quanto quando lo incontriamo ha già dodici anni e ha vissuto una serie di esperienze più o meno difficili e traumatiche che ne hanno sviluppato il senso critico; dunque ci sono buoni motivi di pensare che abbia adottato quelle idee dopo averle valutate attentamente, cosa che non avviene con Sophie.
Tussì, inoltre, pur sapendo sempre cosa fare, come fare, e quando fare, ha anche dei rimorsi di coscienza. Ho trovato molto bella la lettera indirizzata a Céline Varens dove si scusa del fatto, per ottenere il denaro necessario a corrompere la guardia carceraria che lo avrebbe messo in contatto con lei, sia diventato un ladro. Precisa inoltre che ha rubato non a chi avrebbe avuto bisogno di soldi tanto quanto lui, ma a chi avrebbe potuto fare a meno di qualche moneta, nello specifico il suo nuovo padrone.
Fa tanto Robin Hood la cosa, ma mi è piaciuta.
Infine, Tussì è anche il bersaglio del razzismo dell'epoca e che, ahimé, è presente anche oggi.
A seguito dell'abbandono di Céline Varens da parte di Monsieur Edouard, la donna, invece di venderlo per ricavarne il denaro di cui ha disperatamente bisogno (il galantuomo l'ha mollata con una figlia e senza un soldo, per di più le aveva anche proibito di proseguire la sua carriera di ballerina, guarda te gli inglesi che ti combinano!), decide di liberarlo. Tussì è quindi un uomo - non ancora, lo diventerà - libero a tutti gli effetti; ma a seguito della morte del Cittadino Marchese, i nipoti diseredati di quest'ultimo, oltre a far arrestare Céline Varens per frode, non trovando i documenti che attestano la libertà di Tussì, lo vendono come schiavo personale della moglie di un nobile, presso la cui casa viene trattato alla stregua del cagnolino domestico.
Insomma, per lui passano tutti gli ideali antirazzisti dell'autrice; inoltre, come già detto, si tratta di un personaggio ben costruito il cui poco sviluppo caratteriale si può trascurare senza problemi.
Promosso anche lui :).
Céline Varens: E qui arriva la nota dolente.
Ho detto che Sophie ricorda a tratti una Mary Sue? Beh, Céline Varens lo è a tutti gli effetti.
E' un personaggio positivo, niente da dire. E' il come viene presentata che lascia un po' perplessi.
Analizziamola un attimo.
E' idolatrata da tutti, Sophie, Tussì, i suoi domestici, il suo padrino, perfino suo marito fino a che non l'ha mollata per motivi che spiegherò in seguito.
E' bellissima.
E' colta e intelligente.
E' buona, dolce e gentile.
E' una ex ballerina che per amore ha rinunciato alle scene. Nello specifico, il marito non voleva che continuasse a danzare perché non era una professione consona a una donna sposata; Céline ha accettato, ma la cara donzella non può neanche definirsi moglie a tutti gli effetti, perché il maritino adorato vuole mantenere il matrimonio segreto.
Motivo? Un'anziana zia che dovrebbe crepare ma non crepa mai lo diserederebbe se sapesse che ha sposato una ballerina. E quindi, aspetta e spera. E nel frattempo sopporta che il marito la lasci da sola nelle feste, e non si curi minimamente della bambina che hanno avuto insieme.
Lei non protesta mai. Tace e sopporta.
Anche quando sembra che lei e tutti quanti debbano finire in mezzo alla strada perché il gentleman inglese l'ha lasciata senza un centesimo, a salvarle il deretano arriva il suo padrino.
Come dicevo sopra, questa donna è una calamita per la sfortuna.
Le sue disavventure, infatti, non si esauriscono qui. Viene incarcerata ingiustamente per debiti, e in carcere subisce delle vessazioni e delle percosse dalle altre detenute, fino a che un giorno sbatte la testa contro il pavimento e impazzisce.
Viene ricoverata in un manicomio, da cui la tirano fuori Tussì e i suoi amici; da lì inizia un lungo periodo di riabilitazione psichica, fino a che non riesce a riprendersi.
Ed è solo nel momento in cui Céline Varens riacquista tutte le sue capacità intellettive e risolve il problema dei debiti che Sophie e Adéle possono finalmente tornare a casa.
Come penso avrete capito, questo personaggio non mi è piaciuto molto; forse questo è anche dovuto al fatto che non ci sono PoV suoi, tranne che per un piccolo pezzo quando viene lasciata dal marito. L'ho trovata troppo perfetta, sembra non avere alcun difetto, e anche il suo improbabile lieto fine mi ha lasciata un po' perplessa.
Forse è l'unico personaggio che non mi è piaciuto affatto del romanzo.
Benvenuti a Thornfield Hall
...sapevo che stavate aspettando questo momento XD.
Chiunque sia appassionato di libri non può essersi imbattuto almeno una volta in Jane Eyre, e se non ha letto il libro ha visto uno o più dei vari film, o comunque ne ha sentito parlare. E a chi conosce Jane Eyre non possono essere sfuggiti gli accenni a Thornfield Hall e a Edward Rochester.
A onor del vero, non avrei ancora terminato con i personaggi, ma ho deciso di riservarmi le ultime chicche su di loro per questa sezione.
Ed è proprio il caso di dire Benvenuti a Thornfield Hall!
A mio parere, uno dei grandi pregi di questo romanzo è stato saper rielaborare un classico della letteratura in modo originale. Già, perché come vi accorgerete nel procedere della narrazione, La bambinaia francese non è una storia originale, bensì una rielaborazione del romanzo più famoso di Charlotte Bronte, Jane Eyre.
Sophie, infatti, altri non è che la tata francese di Adéle (la bambina di cui la giovane istitutrice deve occuparsi) che compare per pochi e brevi sprazzi nel romanzo, spesso solo nominata, tanto che quasi nessuno si ricorda di lei. La Pitzorno ha immaginato la storia di questo personaggio e ha mostrato gli avvenimenti di Thornfield Hall attraverso i suoi occhi, ribaltando completamente la prospettiva della storia scritta dalla Bronte.
E ne è uscita una storia totalmente diversa.
La vittima e il trastullo di tutto ciò è stata nientepopodimeno che Edward Fairfax Rochester in persona.
Signore e signorine, vi pregherei cordialmente di dimenticare per un attimo il personaggio fantastico descritto da zia Charlotte e (se potete) provare per un attimo a non pensare a Michael Fassbender, William Hurt o Toby Stephens.
So che è difficile, ma fate almeno un tentativo.
La visione che abbiamo di Edward Rochester ne La bambinaia francese è completamente stravolta da quella originale. E, sebbene non possa negare un certo dispiacere nel vedere un tale pezzo di personaggio completamente cambiato in peggio, devo dire che il lavoro che è stato fatto è ottimo.
Monsieur Edouard, il fedifrago che ha lasciato Céline Varens, è proprio lui, Edward Rochester.
Il quale non ha nessuna zia morente che gli deve lasciare l'eredità. Come da lui stesso rivelato, non si sarebbe mai abbassato a sposare una ballerina dell'Opéra, lui che era un riccone inglese, e che ha assoldato un falso notaio per fingere il matrimonio con la bella Céline, la quale essendo una ragazza seria non aveva accettato la sua proposta di diventare sua amante.
Come al solito il cognatino è arrivato a rovinargli la festa, e lui ha dovuto lasciare la finta moglie. Portandosi via tutti i soldi, Insinuando che Adèle non è sua figlia e fregandosene di lei per anni.
Fino a che, alla morte del Cittadino Marchese, torna per riprendersi la bimba e così lei e Sophie sono costrette a seguirlo in Inghilterra, a Thornfield Hall.
...che cambiamento, eh?
Io stessa non ero perplessa, di più. Ho sempre adorato Mr. Rochester e vedermelo ridotto alla stregua del libertino dandy è stato uno shock. E la cara Jane non è stata da meno.
Perché sì, compare anche lei, per gli stessi motivi e vie traverse del romanzo della Bronte. E la sua storia con Edward rimane invariata.
Anche lei è presentata attraverso gli occhi di Sophie, e ciò che ne esce non è niente più e niente meno di ciò che avrebbe pensato un esterno, un estraneo qualunque che la vedesse la prima volta: una ragazzina grigia, noiosa, che si veste male e che non ha nessuna attrattiva.
Tuttavia, se la povera opinione che Sophie ha di Edward non cambierà mai, quella che ha di Jane invece evolverà con il tempo: pur non riuscendo mai a considerarla al pari della sua Céline, riconoscerà che si tratta di una brava persona, che è molto affezionata ad Adéle, e proverà pena per lei quando penserà che a sua volta stia cadendo fra le grinfie di un libertino come lei pensa che sia il nostro buon Edward.
Il quale, come vi ho accennato, esce da questo romanzo totalmente distrutto.
Ma devo spezzare una lancia a favore di questo fatto. Sebbene Sophie, il lettore e quindi noi, non lo perdonerà mai, la Pitzorno lascia intendere, come zia Charlotte, una possibilità di redenzione per lui, che si concretizza proprio nell'amore per Jane (che, vi faccio notare, è un'istitutrice, e quindi sullo stesso piano di quella Céline Varens ballerina che lui aveva dichiarato che non avrebbe mai potuto accettare come consorte).
Qui mi fermo, perché non voglio rivelarvi il finale (e ancora, chi conosce Jane Eyre sa che non mi sono fermata a caso ;).
Come dicevo sopra, nel complesso il romanzo mi è piaciuto, è ben equilibrato, insegna molte cose sia in termini di cultura generale che di valori morali e non è esente da una trama fresca e originale pur trattandosi della rielaborazione di un classico, dal ritmo veloce e incalzante, con avventure a volte rocambolesche ma comunque divertenti e in grado di tenerti con il fiato sospeso.
I colpi di scena non si risparmiano fino alla fine.
Vediamo dunque un breve schema.
Consigliato: Assolutamente sì
Da che età: Quando l'ho letto avevo tredici anni, ma direi che dagli undici anni può andare bene. Non al di sotto, però, ci sono diverse parti che un bambino più piccolo non potrebbe capire o a causa di cui si potrebbe annoiare.
Livello dei personaggi: 7 su 10
Livello della trama: 9 su 10
Opinione complessiva: Bellissimo
Spero che questa prima recensione vi sia piaciuta. Se avete qualcosa da dire in merito, considerazioni, o se semplicemente avete voglia di aprire una discussione sul post e/o sul romanzo, fatemelo sapere nei commenti.
Ah, dimenticavo: i commenti sono fatti anche, oltre che per le opinioni e le critiche, per i consigli. Quindi, se avete dei libri da consigliarmi o di cui vorreste leggere una recensione, potete richiedermeli.
A presto con la prossima recensione.
Ma devo spezzare una lancia a favore di questo fatto. Sebbene Sophie, il lettore e quindi noi, non lo perdonerà mai, la Pitzorno lascia intendere, come zia Charlotte, una possibilità di redenzione per lui, che si concretizza proprio nell'amore per Jane (che, vi faccio notare, è un'istitutrice, e quindi sullo stesso piano di quella Céline Varens ballerina che lui aveva dichiarato che non avrebbe mai potuto accettare come consorte).
Qui mi fermo, perché non voglio rivelarvi il finale (e ancora, chi conosce Jane Eyre sa che non mi sono fermata a caso ;).
Come dicevo sopra, nel complesso il romanzo mi è piaciuto, è ben equilibrato, insegna molte cose sia in termini di cultura generale che di valori morali e non è esente da una trama fresca e originale pur trattandosi della rielaborazione di un classico, dal ritmo veloce e incalzante, con avventure a volte rocambolesche ma comunque divertenti e in grado di tenerti con il fiato sospeso.
I colpi di scena non si risparmiano fino alla fine.
Vediamo dunque un breve schema.
Consigliato: Assolutamente sì
Da che età: Quando l'ho letto avevo tredici anni, ma direi che dagli undici anni può andare bene. Non al di sotto, però, ci sono diverse parti che un bambino più piccolo non potrebbe capire o a causa di cui si potrebbe annoiare.
Livello dei personaggi: 7 su 10
Livello della trama: 9 su 10
Opinione complessiva: Bellissimo
Spero che questa prima recensione vi sia piaciuta. Se avete qualcosa da dire in merito, considerazioni, o se semplicemente avete voglia di aprire una discussione sul post e/o sul romanzo, fatemelo sapere nei commenti.
Ah, dimenticavo: i commenti sono fatti anche, oltre che per le opinioni e le critiche, per i consigli. Quindi, se avete dei libri da consigliarmi o di cui vorreste leggere una recensione, potete richiedermeli.
A presto con la prossima recensione.
Sinceramente e cordialmente vostra,
Beauty
Nessun commento:
Posta un commento